Per il presidio permanente

Splende il giorno nel bosco umiliato,

ti sussurra all’orecchio il destino,

oltre la rete si staglia il passato,

e incombe un presente infinito.

Troppe antenne che coltivano affanno,

tre parabole preannunciano morte,

su una terra che bruciata dal danno

attende della fenice la sorte.

Questa vista non ha nulla di umano,

il silenzio ti descrive l’orrore,

il dolore che nel petto alleviamo

sfasa il cuore e confonde l’umore.

Chi semina vento raccoglie tempesta

e una valanga chi più l’arresta?

È per la vita che ci raduniamo,

per proteggere quello che amiamo.

Se quello che eri non sarai più

le antenne, è sicuro, cadranno giù.

Nei sogni, già grande e presto, il futuro

lo immaginiamo né dubbio né oscuro:

cortecce, versi di animali creature,

intrecci odorosi, di muschi frescure.

Senza antenne, cemento, via i militari,

senza reti, vedette e cambi di guardia,

un paesaggio che è tra i più vari

dall’Etna al tramonto ecco s’allarga.

Qui ti trova l’amore, la speranza,

così corre la bella gioventù.

Nel sangue monta la forza del vento,

dagli occhi balenano i colori del mondo.

Blocchiamo il disastro che avanza

chi si oppone ci rinsalda di più,

non saremo né santi né eroi

ma solo degni di chi dopo noi.

Cristina Di Pietro

go out!

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