C’era un tempo in cui eri assente
ferma, imprigionata da realtà artificiali
vita scandita da lancette
scorreva inesorabile il tempo
La mia generazione non ha volto,
non ha nome, né domani
ma io non temo nulla.
Perché dietro le maschere,
anche fra milioni, riconoscerei
gli occhi dei compagni.
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Fa un caldo afoso in questo sabato sera di luglio, è dal tardo pomeriggio che sto camminando con un mazzo di rose in mano girando tutti gli apericena di Via Po, cazzo le caviglie mi fanno male e, oltretutto, sti’ plasticoni di scarpe da cinque euro non aiutano.
E le rose! Se non le vendo tra un paio d’ore non me le posso certo mangiare (anche se potrei provarci, dal colore sembrano buone e poi, in mancanza di meglio…). Continua a leggere
Piazza Castello era gremita di gente ma ne stava arrivando molta di più da tutte le vie principali a ridosso di essa. Studenti, universitari, precari, operai, c’erano tutti, tenuti insieme dalla stessa rabbia ormai divenuta incontrollabile. C’era una strana atmosfera, la piazza sembrava una grande pentola a pressione sul punto di scoppiare, con il cielo plumbeo di Torino che si schiacciava su di essa, come un enorme e pesante coperchio che di lì a poco sarebbe stato spazzato via dalla violenta esplosione. Continua a leggere
cuori di pietra.
Così sono fatti i tuoi figli, Duemila.
Tagliati via dall’ uno,
la stessa toeletta,
divisi da un sottile strato di terra. Continua a leggere
L’Agnese si svegliò. Aprì gli occhi appiccicati e cercò di respirare con il naso l’aria viziata di camera sua. Si vestì con quei vestiti che sapevano di fumo e vodka lemon rovesciatisi addosso, un po’ come tutti i venerdì mattina. Scese le scale sperando di non incontrare sbadati che la notte prima avevano scambiato quell’androne per casa loro e uscì in strada. Continua a leggere
Camminando nel caldo umido della mia città
La testa china quasi timido
A non voler guardare la realtà Continua a leggere